MOONTREIN LA TROVATE ANCHE SU


Ci trovate anche su:                
                                    

 

martedì 5 giugno 2012

Gino - di Archibald

Signori, Signore, siamo onorati di presentarvi Archibald, il nuovo collaboratore del Progetto MoonTrein.
Con la passione per la scrittura, residente a Moontrein, Archibald scriverà per noi, ma soprattutto per voi, dei racconti che vi emozioneranno a tal punto da provare l'impulso immediato di smettere, per sempre, di leggere le cazzate che scrive Marvin.
La sua categoria si chiamerà "SENZA CONFINI".

Questo è il primo racconto di Archibald, per MoonTrein, preceduto da due righe in cui si presenta.
Il titolo del racconto è "GINO".





“Non so sciare, non so giocare a tennis, nuoto così così, ma ho il “senso della frase”.
( Andrea G.Pinketts, Il senso della frase)

Non sono sicuro di avere il senso della frase, ma mi piace pensarlo e mi piace scrivere.
Mi hanno detto che qui posso trovare un po' di spazio per farlo, spero di essere all'altezza.

Archibald.


GINO

Mio nonno è Bruce Willis.
Non che io sia il nipote del famoso divo di Holliwood. Il fatto è che proprio come John McLane, il celebre poliziotto da lui interpretato nella saga Die Hard che dopo soli dieci minuti di film si trova in canotta completamente sporco di sangue, anche mio nonno dopo essersi vestito di tutto punto si riduce sbragato, cintura dispersa sostituita da una corda o dalla fascia di spugna dell'accappatoio, camicia piena di macchie di sconosciuta provenienza ed i polsini al gusto frappuccino.
Mio nonno si chiama Luigi, ma per tutti, me compreso, è sempre stato Gino.
Se John McClane ha sbriciolato il grattacielo Nakatomi per liberarlo dai criminali della Germania orientale, Gino ha combattuto la seconda guerra mondiale contro i nazisti. Si è arruolato nel corpo di fanteria ed è finito ai margini del conflitto bellico sull'isola di Sant'Antioco ad ovest della Sardegna. Per non farsi mancar nulla ha rinunciato agli scontri di massa, agli assalti ed alle incursioni per farsi assegnare, volontario, alle cucine. Poi le alte sfere dell'esercito stanche delle sue varianti dell'unico piatto che sapesse cucinare, il brodo, lo hanno relegato ad un incarico d'ufficio presso la capitaneria di porto. Fortuna vuole che gli alleati siano sbarcati a Salerno, lontano dalle coste sarde. Fosse stato per Gino e le sue indicazioni, unico radiotelegrafista che invece dell'alfabeto morse conosceva i segni della briscola, adesso gli americani starebbero ancora vagando per il Mediterraneo e si sarebbe dovuto riscrivere la storia.
Figlio di contadini, al termine delle ostilità Gino è tornato alla vita di campagna. Era addetto all'irrigazione, nel senso che faceva il bagno nei canali invece di zappare ed era addetto al bestiame; Gino sussurrava ai cavalli in anticipo su Robert Redford, non a scopo terapeutico ma semplicemente per convincerli a lavorare al suo posto. Se Moira degli elefanti fosse passata da quelle parti avrebbero messo su un gran bel numero da circo.
Invece in una vita uscita da un copione cinematografico, come George McFly di Ritorno al Futuro ha conosciuto la sua futura moglie al ballo della scuola, Gino ha conosciuto la sua musa alla sagra del paese a tema "Romanticismo nel bosco". Si chiamava Stella e con un nome così, scritto direttamente nel firmamento, non è potuto che scaturirne una storia d'amore illuminatissima.
Infatti a Gino è bastato il tempo di un ballo per conquistarla, sposarla, trasformare le sue zucche in una lambretta e barattare i suoi campi con un'osteria in paese; osteria a conduzione familiare, la moglie dietro il banco ed il marito alle relazioni pubbliche. Primo locale in un paese così piccolo ad introdurre la riffa (casualmente eh, casualmente sempre vinta dal proprietario), il gioco del poker ed il tavolo delle piastre.
"Non c'era mai una sedia libera" ama tuttora ripetere mio nonno, anche perché quando c'era la occupava lui per fare compagnia ai briscoler e giocare a carte fino a tarda ora.
Come in ogni sceneggiatura che si rispetti c'è sempre la parte del cattivo: in questa il ruolo spetta all'oscuro male che ha spento la sua Stella in un grigio pomeriggio d'autunno. Gino ha portato il lutto, non al braccio ma sulle spalle di tutti con pacche confortanti, per ricordare che la vita continua e che la sua Stella non avrebbe mai smesso di brillare di luce propria, purtroppo l'avrebbe vista solo più distante.
Per ripartire Gino si è trasferito nella casa al lago e per far rivivere i fasti del passato ha iniziato una brillante fase latin lover, stavolta con la variante vedovo. Ha messo nel carniere, nell'ordine, una signora svizzera scartata perché maniaca della pulizia ("l'uomo deve puzzare" è una della filosofie di vita di mio nonno), un'anziana contessa bocciata perché considerata avara ("i conti si dividono" altro principio cardine della sua arte zen) ed un'indigena del posto messa da parte perché non ritenuta all'altezza ("vive al ricovero, non è al mio livello, io ho ancora la patente!").
Ha perciò chiuso il Tour accasandosi, virando verso una quieta convivenza con una ex compaesana anch'essa rimasta vedova, disposta a condividere con lui talamo, argomenti ed interessi, ma soprattutto le spese di vitto e alloggio.


Gino ha stretto poi amicizia con un altro villeggiante in pensione, tale signor Aldo, ex imprenditore edile. Con lui ha intrapreso un affiatato sodalizio che li ha portati a compiere, emuli del Mascetti e del Perozzi di Amici miei, zingarate varie in terra lacustre. Da ricordare il parcheggio in un bunker durante un torneo di golf ("ho visto il ghiaione, pensavo fosse un posteggio"), l'espulsione da tutti i circoli anziani per vari magheggi con le carte e perla delle perle il lungo lago, rigoroso senso unico, percorso contro mano fingendosi stranieri a digiuno di segnali stradali locali con la macchina targata clamorosamente Cremona.
Oggi Gino ha ottantotto anni ed è tornato al paesello natio.
Fa colazione con gli all bran, mangia kiwi, yogurt, verdura cotta, ma non disdegna un sano masochismo alimentare che lo spinge ad ingurgitare pizza, risotto, crostata alle fragole, il tutto nella stessa portata. Ha una badante part-time che lui ha convertito alla scala quaranta in zona cucina ed alle spugnature orientali in zona bagno, possiede scorte incommensurabili di Voltaren ed ha un'ernia epigastrica che si ostina a chiamare epigrafica forse perchè la ritiene un dono divino.
Non ha comunque abbandonato le vecchie passioni come il Milan, la boxe in Tv, il buon vino e le belle donne. Un po' come a Bruce Willis.
Non so se ve l'ho detto, mio nonno è Bruce Willis. Duro a morire, deliziosamente leggiadro nel vivere.

Archibald


Nessun commento:

Posta un commento