Signori, Signore, siamo onorati di presentarvi Archibald, il nuovo collaboratore del Progetto MoonTrein.
Con la passione per la scrittura, residente a Moontrein, Archibald scriverà per noi, ma soprattutto per voi, dei racconti che vi emozioneranno a tal punto da provare l'impulso immediato di smettere, per sempre, di leggere le cazzate che scrive Marvin.
La sua categoria si chiamerà "SENZA CONFINI".
Questo è il primo racconto di Archibald, per MoonTrein, preceduto da due righe in cui si presenta.
Il titolo del racconto è "GINO".
“Non so sciare, non so giocare a tennis, nuoto così così, ma ho il “senso della frase”.
( Andrea G.Pinketts, Il senso della frase)
Non sono sicuro di avere il senso della frase, ma mi piace pensarlo e mi piace scrivere.
Mi hanno detto che qui posso trovare un po' di spazio per farlo, spero di essere all'altezza.
Archibald.
GINO
Mio nonno è Bruce Willis.
Non
che io sia il nipote del famoso divo di Holliwood. Il fatto è che
proprio come John McLane, il celebre poliziotto da lui interpretato
nella saga Die Hard che dopo soli dieci minuti di film si trova in
canotta completamente sporco di sangue, anche mio nonno dopo essersi
vestito di tutto punto si riduce sbragato, cintura dispersa
sostituita da una corda o dalla fascia di spugna dell'accappatoio,
camicia piena di macchie di sconosciuta provenienza ed i polsini al
gusto frappuccino.
Mio
nonno si chiama Luigi, ma per tutti, me compreso, è sempre stato
Gino.
Se
John McClane ha sbriciolato il grattacielo Nakatomi per liberarlo dai
criminali della Germania orientale, Gino ha combattuto la seconda
guerra mondiale contro i nazisti. Si è arruolato nel corpo di
fanteria ed è finito ai margini del conflitto bellico sull'isola di
Sant'Antioco ad ovest della Sardegna. Per non farsi mancar nulla ha
rinunciato agli scontri di massa, agli assalti ed alle incursioni per
farsi assegnare, volontario, alle cucine. Poi le alte sfere
dell'esercito stanche delle sue varianti dell'unico piatto che
sapesse cucinare, il brodo, lo hanno relegato ad un incarico
d'ufficio presso la capitaneria di porto. Fortuna vuole che gli
alleati siano sbarcati a Salerno, lontano dalle coste sarde. Fosse
stato per Gino e le sue indicazioni, unico radiotelegrafista che
invece dell'alfabeto morse conosceva i segni della briscola, adesso
gli americani starebbero ancora vagando per il Mediterraneo e si
sarebbe dovuto riscrivere la storia.
Figlio
di contadini, al termine delle ostilità Gino è tornato alla vita di
campagna. Era addetto all'irrigazione, nel senso che faceva il bagno
nei canali invece di zappare ed era addetto al bestiame; Gino
sussurrava ai cavalli in anticipo su Robert Redford, non a scopo
terapeutico ma semplicemente per convincerli a lavorare al suo posto.
Se Moira degli elefanti fosse passata da quelle parti avrebbero messo
su un gran bel numero da circo.
Invece
in una vita uscita da un copione cinematografico, come George McFly
di Ritorno al Futuro ha conosciuto la sua futura moglie al ballo
della scuola, Gino ha conosciuto la sua musa alla sagra del paese a
tema "Romanticismo nel bosco". Si chiamava Stella e con un
nome così, scritto direttamente nel firmamento, non è potuto che
scaturirne una storia d'amore illuminatissima.
Infatti
a Gino è bastato il tempo di un ballo per conquistarla, sposarla,
trasformare le sue zucche in una lambretta e barattare i suoi campi
con un'osteria in paese; osteria a conduzione familiare, la moglie
dietro il banco ed il marito alle relazioni pubbliche. Primo locale
in un paese così piccolo ad introdurre la riffa (casualmente eh,
casualmente sempre vinta dal proprietario), il gioco del poker ed il
tavolo delle piastre.
"Non
c'era mai una sedia libera" ama tuttora ripetere mio nonno,
anche perché quando c'era la occupava lui per fare compagnia ai
briscoler e giocare a carte fino a tarda ora.
Come
in ogni sceneggiatura che si rispetti c'è sempre la parte del
cattivo: in questa il ruolo spetta all'oscuro male che ha spento la
sua Stella in un grigio pomeriggio d'autunno. Gino ha portato il
lutto, non al braccio ma sulle spalle di tutti con pacche
confortanti, per ricordare che la vita continua e che la sua Stella
non avrebbe mai smesso di brillare di luce propria, purtroppo
l'avrebbe vista solo più distante.
Per
ripartire Gino si è trasferito nella casa al lago e per far rivivere
i fasti del passato ha iniziato una brillante fase latin lover,
stavolta con la variante vedovo. Ha messo nel carniere, nell'ordine,
una signora svizzera scartata perché maniaca della pulizia ("l'uomo
deve puzzare" è una della filosofie di vita di mio nonno),
un'anziana contessa bocciata perché considerata avara ("i conti
si dividono" altro principio cardine della sua arte zen) ed
un'indigena del posto messa da parte perché non ritenuta all'altezza
("vive al ricovero, non è al mio livello, io ho ancora la
patente!").
Ha
perciò chiuso il Tour accasandosi, virando verso una quieta
convivenza con una ex compaesana anch'essa rimasta vedova, disposta a
condividere con lui talamo, argomenti ed interessi, ma soprattutto le
spese di vitto e alloggio.
Gino
ha stretto poi amicizia con un altro villeggiante in pensione, tale
signor Aldo, ex imprenditore edile. Con lui ha intrapreso un
affiatato sodalizio che li ha portati a compiere, emuli del Mascetti
e del Perozzi di Amici miei, zingarate varie in terra lacustre. Da
ricordare il parcheggio in un bunker durante un torneo di golf ("ho
visto il ghiaione, pensavo fosse un posteggio"), l'espulsione da
tutti i circoli anziani per vari magheggi con le carte e perla delle
perle il lungo lago, rigoroso senso unico, percorso contro mano
fingendosi stranieri a digiuno di segnali stradali locali con la
macchina targata clamorosamente Cremona.
Oggi
Gino ha ottantotto anni ed è tornato al paesello natio.
Fa
colazione con gli all bran, mangia kiwi, yogurt, verdura cotta, ma
non disdegna un sano masochismo alimentare che lo spinge ad
ingurgitare pizza, risotto, crostata alle fragole, il tutto nella
stessa portata. Ha una badante part-time che lui
ha convertito alla scala quaranta in zona cucina ed alle spugnature
orientali in zona bagno, possiede scorte incommensurabili di Voltaren
ed ha un'ernia epigastrica che si ostina a chiamare epigrafica forse
perchè la ritiene un dono divino.
Non
ha comunque abbandonato le vecchie passioni come il Milan, la boxe in
Tv, il buon vino e le belle donne. Un po' come a Bruce Willis.
Non
so se ve l'ho detto, mio nonno è Bruce Willis. Duro a morire,
deliziosamente leggiadro nel vivere.
Archibald
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